Alleati con Dio, alleati tra fratelli, alleati con i poveri
Dalla esortazione post-sinodale a Papa Francesco: la vita consacrata nel mondo delle periferie esistenziali
“Compito peculiare della vita consacrata è di tener viva nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo, testimoniando «in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle Beatitudini»” . Essere consacrati sulla via della prossimità non può essere disgiunto dal vangelo delle Beatitudini indicato come la carta d’identità del cristiano nel mondo.
Sempre nell’esortazione si colloca nel solco ecclesiale il servizio dei consacrati sulle strade della prossimità. “La Chiesa, assumendo come propria la missione del Signore, annuncia il Vangelo ad ogni uomo e ad ogni donna, facendosi carico della loro salvezza integrale. Ma con un’attenzione speciale, una vera «opzione preferenziale», essa si volge verso quanti si trovano in situazione di maggiore debolezza, e pertanto di più grave bisogno. «Poveri», nelle molteplici dimensioni della povertà, sono gli oppressi, gli emarginati, gli anziani, gli ammalati, i piccoli, quanti vengono considerati e trattati come «ultimi» nella società.L’opzione per i poveri è insita nella dinamica stessa dell’amore vissuto secondo Cristo. Ad essa sono dunque tenuti tutti i discepoli di Cristo; coloro tuttavia che vogliono seguire il Signore più da vicino, imitando i suoi atteggiamenti, non possono non sentirsene coinvolti in modo tutto particolare. La sincerità della loro risposta all’amore di Cristo li conduce a vivere da poveri e ad abbracciare la causa dei poveri.” ( VC, 82)
Papa Francesco nell’angelus del 2 febbraio 2014, festa della vita consacrata, non solo colloca il servizio caritativo dei consacrati nel solco dell’amore preferenziale della Chiesa per i poveri, ma lo indica come espressione della consacrazione come dono per la Chiesa e per il mondo.
“Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo!(…) Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fossero le suore negli ospedali, le suore nelle missioni, le suore nelle scuole. Ma pensate una Chiesa senza le suore! Non si può pensare: esse sono questo dono, questo lievito che porta avanti il Popolo di Dio. Sono grandi queste donne che consacrano la loro vita a Dio, che portano avanti il messaggio di Gesù.”
Il richiamare da parte di papa Francesco la presenza delle religiose in luoghi come l’ospedale, come le missioni, è significativo, in quanto sono due strade di prossimità mondiali peculiari: l’ospedale oggi nella nostra società occidentale è luogo di cura e accoglienza di forme di povertà molto diffuse come le malattie oncologiche che colpiscono persone in ogni fase del ciclo di vita. Le Missioni sono invece il luogo della prossimità in cui non basta l’esercizio della carità come assistenza ma urge un’opera di giustizia che dia dignità e speranza alle giovani generazioni del sud del mondo. Del resto l’esortazione già affermava al riguardo:” Forti di questa testimonianza vissuta, le persone consacrate potranno, nei modi consoni alla loro scelta di vita e rimanendo libere nei confronti delle ideologie politiche, denunciare le ingiustizie che vengono compiute verso tanti figli e figlie di Dio, ed impegnarsi per la promozione della giustizia nell’ambiente sociale in cui operano” (VC, 82)
Sempre dell’Angelus è interessante osservare che papa Francesco parla delle donne consacrate nel servizio della prossimità. Credo che in questo si esprima la maternità della Chiesa e queste donne vadano aiutate ad evolvere verso la loro maturità umana come maturità materna , che sul piano psicologico significa sviluppare il registro accuditivo-educativo- inteso per la donna come offerta di calore,vicinanza, affetto ed essere degna della fiducia nel mondo dei fatti, attraverso azioni lungo la storia delle relazioni intrecciate- e il registro storico-paradigmatico,cioè connettere le nuove generazioni dentro la storia delle generazioni, che per le consacrate è connettere i giovani dentro le generazioni della famiglia della Chiesa.
E’ nella maternità che sta l’identità della vita consacrata femminile come afferma lo stesso Papa Francesco:“ La consacrata è madre, deve essere madre e non ‘zitella’!”. “Scusatemi” – ha aggiunto ancora a braccio – “ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità. Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre.”( 8 maggio 2013, Assemblea plenaria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (Uisg) )
Sempre nella stessa assemblea Papa Francesco affida una sorta di mandato alla vita consacrata rispetto al suo essere sulle vie della prossimità.
“Povertà che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati e – ha aggiunto a braccio – tutti quelli che sono nelle periferie esistenziali della vita. La povertà teorica non ci serve, non ci serve, quella si impara toccando la carne di Cristo povero negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini…”.
L’esortazione postsinodale diventa allora la cornice entro cui collocare questo mandato:
-la storia delle congregazioni in termini generazionali nelle generazioni della Chiesa: “In questo modo, anche nelle attuali situazioni, si rinnoverà, attraverso la testimonianza di innumerevoli persone consacrate, la dedizione che fu propria di fondatori e fondatrici che spesero la loro vita per servire il Signore presente nei poveri. Infatti Cristo «si trova sulla terra nella persona dei suoi poveri […]. Come Dio, ricco, come uomo, povero. E infatti lo stesso uomo già ricco ascese al cielo, siede alla destra del Padre eppure quaggiù tuttora povero soffre la fame, la sete, è nudo».l Vangelo si rende operante attraverso la carità, che è gloria della Chiesa e segno della sua fedeltà al Signore. Lo dimostra tutta la storia della vita consacrata, che si può considerare una esegesi vivente della parola di Gesù: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). (VC 82);
– l’incontro con i poveri che nasce dalla relazione continua con Cristo povero e servo. “Come potrebbe essere diversamente, dal momento che il Cristo raggiunto nella contemplazione è lo stesso che vive e soffre nei poveri? La storia della vita consacrata è ricca, in questo senso, di esempi meravigliosi e talvolta geniali. San Paolino di Nola, dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri per consacrarsi pienamente a Dio, innalzò le celle del suo monastero sopra un ospizio destinato appunto agli indigenti. Egli gioiva al pensiero di questo singolare «scambio di doni»: i poveri, da lui assistiti, rinsaldavano con la loro preghiera le «fondamenta» stesse della sua casa, tutta dedita alla lode di Dio.S. Vincenzo de’ Paoli, da parte sua, amava dire che, quando si è costretti a lasciare la preghiera per assistere un povero in necessità, in realtà non la si interrompe, perché «si lascia Dio per Dio».Servire i poveri è atto di evangelizzazione e, nello stesso tempo, sigillo di evangelicità e stimolo di conversione permanente per la vita consacrata, poiché — come dice san Gregorio Magno — «quando la carità si abbassa amorosamente a provvedere anche agli infimi bisogni del prossimo, allora divampa verso le più alte vette. E quando benignamente si piega alle estreme necessità, allora vigorosamente riprende il volo verso le altezze».” (VC, 82)
Gli interventi di papa Francesco in questo primo anno di pontificato sulla vita consacrata come altri suoi interventi richiamano l’incontro con i poveri definiti come “carne di Cristo”.
Credo sia significativa questa definizione dei poveri, e in essa si attua quanto detto nella VC parlando dei consacrati come coloro che attuano il vangelo di Luca “Gesù proclama che lo Spirito lo ha consacrato per portare ai poveri un lieto messaggio, per annunciare ai prigionieri la liberazione, restituire ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore (cfr Lc 4, 16-19)”.
Francesco indica però anche chiaramente la direzione del toccare la “carne di Cristo”: è la direzione di adorare e servire,in e con la Madre Chiesa ( 8 maggio 2013, Assemblea plenaria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (Uisg) )
Solo dentro la famiglia della Chiesa l’essere sulla via della prossimità per i consacrati è espressione della loro identità profonda: consacrati a Dio con, per e nei fratelli.
L’alleanza con i poveri nei discorsi di Francesco diventa qui quel passaggio che purifica l’alleanza con Dio e tra i fratelli, in quanto ricorda come dice il Papa “ non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma è primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza. «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». ( Assemblea plenaria Unione superiore generali internazionale, 8 maggio 2013)
I poveri chiedono un’appartenenza. Come i consacrati possono offrire questa appartenenza se loro per primi non sono testimoni di una forte e gioiosa appartenenza alla Chiesa, come si appartiene ad una famiglia? Papa Francesco parla di sentire “ in e con la Madre Chiesa.”
E l’ arrivare a questo sentire passa attraverso l’umanità di ciascuno. Sfida quindi della vita consacrata oggi sulle vie della prossimità è cogliere nell’alleanza con i poveri la via della conversione per rendere la propria vita comunitaria espressione del sentire in e con la Madre Chiesa, perché ogni membro della comunità matura la propria maternità e paternità alla luce della “genitorialità della Chiesa” verso ciascuno dei suoi figli.
Chiara Griffini
(Psicologa-Psicoterapeuta- Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII)