L’inizio del cammino vocazionale e le qualità necessarie
L’ambito del discernimento vocazionale è allo stesso tempo molto delicato e vasto: qui c’interessiamo, in modo sintetico, del contributo che possono dare le scienze umane e in particolare la psicologia.
Già 35 anni fa la Gaudium et spes esortava a conoscere ed a far buon uso nell’attività pastorale «non soltanto dei principi della teologia, ma anche delle scoperte delle scienze profane, in primo luogo della psicologia e della sociologia, cosicché anche i fedeli siano condotti a una più pura e più matura vita di fede» (GS 62). Lo scopo, dunque, era non tanto per difficoltà particolari o patologie o anche per una vita più matura dal punto di vista della semplice crescita umana: ma per una più matura «vita di fede».
Un corretto approccio, che integri la dimensione spirituale con quella psicologica da parte di una persona che sia esperta in entrambe, può essere infatti un aiuto non indifferente. In particolare può aiutare la persona a conoscersi meglio e, conoscendo
meglio i propri modi d’essere e reagire (anche inconsci), ad affrontare meglio gli ostacoli alla vita di fede che frenano la sua donazione a Dio ed ai fratelli. Molto spesso questi ostacoli, come ben sa ogni educatore, non dipendono solo dalla mancanza di fede o di buona volontà, ma anche da dimensioni immature di sé che, non affiorando alla consapevolezza, neanche possono essere affrontate.
Un riferimento alla psicologia può quindi aiutare sotto due aspetti: quello di un’adeguata conoscenza della propria situazione interiore, che possa costituire un ulteriore elemento di discernimento (per esempio in vista di una decisione vocazionale) e quello dell’eventuale successivo accompagnamento.